martedì 12 giugno 2007

Edgar Lee Masters - Antologia di Spoon River

(Pubblico questa recensione scritta da FakePlasticTree.)


Quando ho deciso di acquistare questo libro, c’erano diversi pensieri nella mia testa che mi spingevano a compiere questo gesto alquanto insolito, per me, ovvero il comprare e successivamente leggere un libro intero fatto solo di poesie. Ma il verso recitato da quella ragazza la sera prima, ad una serata commemorativa della grande arte di Fabrizio De André, mi aveva colpito troppo: “ mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggì” e ancora di più mi colpì la possibilità di catturarlo sopra un foglio di carta per poterlo rivivere nel mio piccolo almeno con qualcun altro..quella sera infatti l’oggetto dei miei desideri, mi era proprio sfuggito, e con lei la possibilità di condividere un momento (ed uno spettacolo) così ricco di significati.

Ognuna delle canzoni raccolte nell’album “Non al denaro, non all’amore, né al cielo” riprende una delle poesie dell’Antologia, che sotto diverse spoglie – il verso sopra citato appartiene al “Malato di Cuore” Francis Turner – viene raccontata dalla musica e dalle parole del cantautore genovese; ed in quello spettacolo il tutto veniva accompagnato ad hoc da una mostra di quadri surreali, ciascuno raffigurante un brano, ad opera di un artista locale. Non vi parlo dell’ambientazione, veramente troppo romantica, con candele dalle luci soffuse ad illuminare ognuna delle tele disposte su speciali lapidi al cui nome rispondevano i 9 personaggi dell’immaginario di Spoon River.

Di fronte a tanto non ho potuto non dare un altro calcio in faccia alla vita e alla cultura; avevo acquisito definitivamente una prospettiva nuova sulla poesia d’autore e sulla musica di De Andrè, prima vissuta con soggezione a causa della sua fama di essere complessa ed eccessivamente pesante nei concetti e nella scrittura.
Mettiamo questa sensazione di entrare in uno scenario poetico per la prima volta sentito MIO a tutti gli effetti, con la volontà di renderne partecipi gli altri al più presto..ecco, più o meno, con questi pensieri in corpo mi apprestavo a leggere l’Antologia di Spoon River.

La prima parte, nell’edizione pubblicata dalla Einaudi nel ’71, contiene la prefazione di Fernanda Pivano, una studiosa di letteratura e scrittrice contemporanea che per prima si interessò della traduzione e della diffusione in Italia del capolavoro di Lee Masters. In origine allieva di Pavese, dal quale ricevette la copia del libro nell’edizione americana, la Pivano difende apertamente la scelta degli epitaffi greci come forma letteraria, che definisce qualcosa “..meno del verso ma più della prosa…” ma che funge da ottima “..rappresentazione della vita moderna..”

Le poesie, se da una parte descrivono la passione e il romanticismo che personaggi infelici come il farmacista Trainor (“Un Chimico” in De Andrè) VISSERO, dal momento che a parlare è l’iscrizione sulla loro lapide, dall’altra racchiudono in aneddoti tutta la serie di comportamenti gretti e meschini che caratterizzarono la vita di un paesino della provincia americana di inizio secolo.

In certi casi la successione delle poesie sembra descrivere una narrazione vera e propria in cui diversi tasselli si incastrano a formare un episodio, contrapponendo i punti di vista dei vari personaggi che vi prendono parte.
Il magistrato che temeva il giudizio di Dio, avendo in vita prevaricato più volte il diritto e le leggi umane in nome dei propri interessi, il medico che aveva iniziato la professione per “curare i ciliegi” e si arrende di fronte all’ingranaggio che spersonalizza chi assume una carica sociale, riconoscendone soltanto l’aspetto remunerativo e non l’apporto emotivo al benessere di una comunità. È evidente il tentativo ben riuscito di smascherare le contraddizioni che stanno aldiquà dell’atmosfera tranquilla di paese. I tanti personaggi diversi su vari fronti, dal lavoro che svolgono, all’amore/odio per i propri cari dal grado di aspettative che nutrono verso loro stessi che li porterà -soddisfatti o meno, pronti oppure no- ad unica destinazione finale, quella cantata in maniera solenne ed inquietante allo stesso tempo da De Andrè in “Dormono sulla Collina”.

Sembra che quella collina dove inevitabilmente risiedono tutti accanto questi personaggi d’invenzione, vinti tutti insieme dalla morte che accomuna e livella (Totò) senza tenere conto di quel che sono stati, ma dando loro l’opportunità di un ultimo messaggio al mondo, a chi ora può ascoltarli leggendone l’iscrizione.
Alcuni colgono quest’occasione per redimersi dalle proprie malefatte, altri per vivere quello che non avevano potuto fare fino in fondo, e altri per denunciare verità troppo pesanti da portare appresso nella tomba.

L’unica figura che si differenzia da questo generale panorama, a cui nel disco è appositamente riservata l’ultima traccia, è il suonatore Jones. Egli è quello a cui “la terra suscita vibrazioni nel cuore” poiché ha un dono in più rispetto agli altri, il “saper suonare” che entra nelle vite altrui donando armonia all’ascolto – “se la gente sa che sai suonare, suonare ti tocca per tutta la vita”-

La sua rinuncia agli affanni della vita in nome di questi principi lo risparmia dalle vicende in cui i piccoli uomini rimangono impigliati a causa della loro eccessiva dedizione al dio denaro, al sentimento o ad un’esistenza in nome di un ideale..per cui Jones è l’unico di Spoon River ad aver giocato davvero, fino infondo la partita, riuscendo nell’intento di andarsene “senza nemmeno un rimpianto”.

FakePlasticTree

venerdì 8 giugno 2007

Discorso Speciale

Scusate il lungo periodo di silenzio. Speravo che la petizione avesse qualche adesione (al di fuori dei collaboratori di questo blog), ma evidentemente non è stato così. Forse si preferisce impiegare il tesoretto in riforme che, spero di sbagliarmi, non arriveranno mai nelle case e nelle tasche degli italiani.
Chiusa la parentesi sul tesoretto che non c'è più, vorrei proporvi l'articolo di ieri di Marco Travaglio, che spiega in modo chiaro la vicenda Visco, di cui tutti parlano ma pochi sanno di cosa si tratta davvero.
Quelli di sinistra non ci capiscono nulla sentendo i loro leader, mentre quelli di destra pensano che sia l'ennesima presa di potere da parte dei comunisti, delle cooperative rosse e delle banche rosse. Berlusconi&Co nella propaganda sono mille volte più bravi dei comunisti, non c'è da discutere.

L'articolo è un'ipotetica lettera di Prodi agli italiani. Di un Prodi presidente di una sinistra che nella realtà non esiste, ma è incapace e succube dell'opposizione. Che ha taciuto alle nefandezze del cavaliere e che ora si fa travolgere dalle polemiche innescate dall'opposizione e giornali al seguito. Alla fine della storia, chi è stato più ipocrita e scorretto? La sinistra, la destra, o entrambi?
Spero che questo aiuti a non prendere mai posizioni per partito preso, ma a diffidare SEMPRE dei politici, siano essi di destra o di sinistra.
Buona lettura

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Questo è il discorso che ieri Prodi NON ha pronunciato al Senato

Gentili senatrici e senatori, abbiamo sbagliato. Ha sbagliato Visco a non spiegare subito, nel luglio scorso, perché voleva il cambio della guardia al vertice delle Fiamme Gialle milanesi.
Come viceministro delegato ne aveva il potere (quando le stesse cose le faceva Tremonti non fiatava nessuno, anche perché all’opposizione c’eravamo noi, e dormivamo). Ma ha sbagliato il modo: se pensava che quegli ufficiali avessero fatto qualcosa di male, doveva dire cosa; se li riteneva colpevoli della fuga di notizie sulla telefonata Fassino-Consorte al Giornale, non aveva che da dirlo. Invece ha fatto tutto in via riservata, alimentando sospetti di conflitti d’interessi su Unipol e fidandosi del comandante Speciale, uno che basta guardarlo in faccia per capire che ti frega.
L’errore di partenza ne ha prodotti altri a catena: sabato abbiamo cacciato Speciale, ma nemmeno stavolta abbiamo spiegato chi è e perché lo Stato non può fidarsi di lui. Solo oggi il ministro Padoa-Schioppa analizzando vita e opere non edificanti del comandante licenziato ci ha fatto capire quel perché. Costui fa parte del giro del generale Pollari, che ha trasformato il Sismi in una palude di dossier illegali, veline fasulle e stecche a giornalisti compiacenti e, pare, addirittura di sequestri di persona. Ma anche su Pollari abbiamo sbagliato: scaduto al Sismi, l’abbiamo nominato giudice del Consiglio di Stato, lui che è imputato di sequestro di persona; l’abbiamo coperto col segreto di Stato, salvo poi fare retromarcia; e l’abbiamo pure nominato consulente di Palazzo Chigi anziché spedirlo a casa.
Idem per Pio Pompa, pure lui coinvolto nei dossier e nel sequestro Abu Omar: l’abbiamo tolto dal Sismi e promosso dirigente del ministero della Difesa. Lo stesso errore abbiamo commesso con Speciale offrendogli un posto alla Corte dei Conti, come se questa fosse la discarica pubblica, anziché spedirlo a casa e spiegare al Paese perché non poteva più comandare la Guardia di Finanza, anche se piace molto a Fiorello.
Ecco: in tutti i nostri errori s’è incuneato come lama incandescente nel burro il centrodestra. Che, diversamente da noi, sa come fare l’opposizione. Quando l’Unità e altri giornali amici denunciavano le porcate della Banda Berlusconi, infinitamente più gravi dei nostri recenti errori, noi li invitavamo a non «demonizzare». Quando i girotondi scendevano in piazza contro le leggi vergogna, li snobbavamo o li accusavamo di radicalismo e giustizialismo, alla ricerca di un fantomatico «dialogo col Cavaliere».
Ora ce lo insegna lui come si fa l’opposizione: il suo Giornale racconta le nostre pagliuzze, la Cdl ne fa una battaglia politica, e noi che potremmo rispondere con le sue travi ce ne stiamo zitti. Se penso che Berlusconi solo un mese fa veniva applaudito al congressi Ds e Dl e addirittura invitato a entrare in Telecom, mi viene da piangere. Così lui oggi ci dà lezioni di morale, con i suoi Previti, i suoi Dell’Utri, i suoi 7 reati prescritti, i suoi fondi neri, il suo processo per evasione fiscale, i suoi condoni. E atteggiarsi a difensore della Gdf, lui che la definiva «associazione a delinquere».
Ma ora basta. D’ora in poi ricorderemo chi sono Berlusconi e la sua banda. Comincio subito.
Il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia fu condannato in Cassazione per corruzione della GdF. Credete che l’abbiano cacciato? Come scriverà domani Franco Bechis su Italia Oggi, è socio di Michela Vittoria Brambilla nella Vittoria Media Partners Srl, editrice del Giornale delle Libertà. Se l’on. Massimo Maria Berruti volesse, potrebbe raccontarci di quando, capitano delle Fiamme Gialle, condusse un’ispezione valutaria all’Edilnord e interrogò Berlusconi sulle sigle svizzere retrostanti le sue società. Era il 1979. Lui si spacciò per «un semplice consulente», mentre era il proprietario. Berruti bevve tutto, archiviò e si dimise dal corpo. E andò a lavorare in Fininvest.
Nel ‘94 fu arrestato e poi condannato a 1 anno e 8 mesi per i depistaggi sulle tangenti alla Gdf, dunque è deputato di Forza Italia. Per ora basta così, il resto alla prossima puntata. Ora scusate, ma devo correre a cancellare le leggi vergogna, perché non resti traccia del berlusconismo.

Marco Travaglio, dalla sua rubrica "Uliwood Party" su L'Unità del 7 giugno 2007
(Grazie a Frank per il suo continuo lavoro di trascrittura sul blog http://vivamarcotravaglio.splinder.com/ )