lunedì 25 dicembre 2006

Festività sostenibili

Le festività natalizie nel 21 secolo rappresentano un interessante fenomeno di fusione tra il vecchio e il moderno; un esempio di coesistenza tra un'antica tradizione di origine religiosa e un moderno spirito consumistico dettato dalla logica del profitto e sostenuto dall'impero del marketing e della pubblicità.

La maggior parte degli individui che durante l'anno lamentano tasse troppo alte e portafogli troppo vuoti a Natale misteriosamente spendono centinaia di euro in regali e oggetti assolutamente non di prima necessità; anzi, viste le condizioni di povertà in cui vive gran parte della popolazione mondiale, possiamo definirli tranquillamente beni di lusso, che solo in Europa e altre isole felici possiamo permetterci.

Quando si parla di sviluppo sostenibile, si dovrebbero includere non solo le innovazioni strutturali nel campo dell'industria e della produzione di beni, ma anche modifiche ai nostri comportamenti non sostenibili, e dunque deleteri per persone, animali e ambiente.
Assumere un comportamento sostenibile non vuol dire ritirarsi in meditazione, nutrirsi di bacche e vestirsi di stracci, insomma rinunciare a quelle cose che consideriamo normali nella nostra società. Vuol dire invece modificare le proprie abitudini e fare in modo che le proprie azioni quotidiane danneggino il meno possibile il mondo che ci circonda.
A Natale avviene proprio il contrario: i consumi, perlopiù per oggetti inutili, diventano smodati, in campo alimentare la quantità di cibo sprecato è vergognosa, luci e addobbi che riempiono le città fanno levitare gli sprechi energetici e le bollette che tutti noi pagheremo. Invertire la tendenza si può, in modo semplice.

Inannzitutto, recependo il consiglio di Beppe Grillo: "Un ritorno alla cultura del risparmio. Per Natale fatevi un regalo. Comprate meno e solo quello che vi potete permettere." Poi pretendendo che il vostro comune, che magari per tutto l'anno ha lamentato assenza di fondi e non ha offerto servizi ai cittadini, spenda meno soldi per le sfarzose illuminazioni natalizie e più soldi per riparare quello che non va.
E infine a tavola, dove forse vi è la più grande necessità di agire. Bisogna imparare a considerare la propria alimentazione come qualcosa che ha effetti non solo sul proprio corpo, ma anche su animali e ambiente. E' dimostrato che ciò che si mangia è uno dei principali fattori per la salute umana.
L'informazione a proposito è molto scarsa, e gli "esperti" di turno non sanno fare altro che consigliare il solito e inutile "mangiare un po' di tutto", ignorando decenni di ricerche scientifiche.

Durante queste feste e soprattutto ogni giorno dell'anno si può essere più sostenibili seguendo un'alimentazione basata al 90% su cibi vegetali, e limitando fortemente l'uso di cibi animali come carne, pesce, formaggi e uova. Questa scelta ha almeno due importanti vantaggi: per la propria salute, aiutando a mantenere il peso forma, diminuendo l'incidenza di numerosi malattie come quelle cardiovascolari, le malattie autoimmuni, gli infarti, il diabete, i tumori. [1,2] Risultati eccezionali ottenuti in decenni di ricerca medica e una mole sempre crescente di studi scientifici, ma che purtroppo non vengono pubblicizzati dai mass-media e dunque restano ignoti alla maggior parte della popolazione, i cui i tassi di malattie "del benessere" continuano ad aumentare come rilevano tutti gli istituti di ricerca.

L'altro vantaggio riguarda l'ambiente e l'inquinamento: oltre al rispetto verso gli animali, trasformati dalla catena di produzione in oggetti da far crescere il più velocemente possibile e da sopprimere non appena pronti per l'alimentazione umana, diminuire il consumo di cibi animali ha anche forti ripercussioni positive sull'inquinamento e sulle risorse naturali. Un recente rapporto della Food and Agriculture Organization (FAO) ha individuato nell'allevamento di animali il principale responsabile dei problemi ambientali: questa pratica infatti produce il 40% delle emissioni mondiali di metano (un gas che ha un effetto serra 23 volte maggiore del biossido di carbonio), il 65% di ossido di azoto (320 volte maggiore del Co2), il 64% di ammoniaca che provoca il fenomeno delle pioggie acide. Il 70% della foresta amazzonica è stata distrutta per far posto agli allevamenti e il 30% dell'intera superficie terrestre è utilizzata per allevare animali. Gli scarti di produzione inoltre sono responsabili anche per il più grave dei problemi, l'inquinamento di fiumi, interi ecosistemi acquatici e falde acquifere.

Per invertire questa tendenza distruttiva non servono grandi rivoluzioni o movimenti di massa. E' sufficiente che ognuno modifichi le proprie abitudini, scegliendo di consumare cereali, pasta, legumi, verdure e frutta, e limitare o abolire del tutto i cibi animali.
Come dicevo all'inizio, anche durante le feste si può festeggiare senza dove rinunciare ai vari cenoni, e divertendosi a sperimentare nuovi menù sostenibili per sè stessi e per l'ambiente.
Ne segnalo un paio dedicati al cenone di capodanno, con relative ricette:
http://www.veganitalia.com/natale/natale_menu.html e http://www.vegan3000.info/MenuCapodanno2007.pdf Per altre idee, basta fare un giro sulla rete dove troverete migliaia di ricette di ogni tipo.
Buone feste a tutti.

Note

[1] http://www.scienzavegetariana.it
[2] http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Terapia%20verde/1296131
[3] Livestock-Environment interactions: Issues and options. Food and Agriculture Organization of the United Nations, the United States Agency for International Development and the World Bank. 2006. http://www.fao.org/docrep/x5305e/x5305e00.htm#
[4] http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=20772&Cr=global&Cr1=environment#

mercoledì 20 dicembre 2006

Maxi-vergogna

Quando ho letto sui giornali che la sinistra aveva inserito, praticamente di nascosto, qualche riga di codice nel maxiemendamento della finanziaria per garantire l'impunità a politici e manager che hanno rubato i soldi pubblici, ho capito ancora di più che non c'è speranza dall'alto, nè dai politici di sinistra nè da quelli di destra.
E' un "inciucio" assolutamente trasversale, in cui si salvano davvero in pochi. Chi credeva che la sinistra fosse priva di colpe e moralmente superiore, ha un altro piccolo elemento per convincersi del contrario. Chi credeva ancora, nonostante gli ultimi anni di vergogna, che la destra fosse limpida e immune a tutto ciò, sicuramente deve riaccendere la memoria a guardarsi un po' di documenti.

Avevo già pianificato di fare delle ricerche sugli autori del vergognoso emendamento, non appena superato questi ultimi giorni di esami universitari. Ma il nostro Marco Travaglio ha provveduto, con un suo puntuale e documentato articolo, ad informarci dei fatti. Merce rara, nel paese dei Bruno Vespa e dei Giovanni Floris.

L'articolo che vi propongo è tratto dall'ottimo blog "Viva Marco Travaglio" dell'amico Frank, che ringrazio per il paziente lavoro di trascrittura degli articoli. Buon lettura.

Fonte: http://vivamarcotravaglio.splinder.com/post/10261423/Fuda+per+la+vittoria

Fuda per la vittoria

Mentre alcuni illuminati parlamentari dell’Unione scattavano come un sol uomo per sventare una gravissima emergenza nazionale, e cioè il nuovo film di Vanzina con Massimo Boldi, tra il lusco e il brusco una manina furtiva infilava nel maxi-emendamento della finanziaria un codicillo di tre righe (comma 1346) che dimezza la prescrizione per i reati contabili, cioè per i processi dinanzi alla Corte dei Conti. Una Cirielli bis per garantire l’impunità a migliaia di politici e manager che hanno derubato o danneggiato la pubblica amministrazione. Visto che a fine 2005 i processi pendenti erano 5600, l’inventario dei danni è presto fatto: il Pg Claudio De Rose calcola 310 milioni di euro sottratti all’erario.

Le solite anime belle parlano di «errore», di «svista», di «leggerezza». Ma una porcata del genere nel maxiemendamento non ci è entrata da sola. O per caso. Ce l’ha infilata - tra l’altro dopo una prima bocciatura - qualcuno, che merita di essere citato con tutti gli onori, perché se ne assuma la responsabilità e perché gli elettori sappiano.

Il primo firmatario è il senatore calabrese Pietro Fuda, già presidente forzista della Provincia di Reggio, poi riciclatosi nell’Unione al seguito del governatore Loiero, poi eletto nella lista Consumatori, poi passato alla Margherita e ora galleggiante nel gruppo misto come fondatore di un nuovo partito di cui si sentiva davvero il bisogno: il Democratico Meridionale.

Alla sua firma se ne sono aggiunte altre sei, probabilmente per strappare il suo voto alla finanziaria: il rutelliano Zanda, vicecapogruppo dell’Unione, il mariniano Ladu, i margheriti sciolti Sinisi, Bruno e Boccia e il diessino Iovene. Ora, dopo il sollecito attivarsi di Salvi, Villone, Finocchiaro, Manzione, Di Pietro e altri, pare che la porcata non passerà e sarà cancellata per decreto. Ma, grazie ai Magnifici Sette, Silvio Berlusconi - sorprendendosene lui stesso - ha potuto accusare l’Unione di «fare leggi ad personam». E il governo Prodi ha subìto un altro colpo sulla questione morale, come se non bastassero l’indulto extralarge, l’inciucio Mastella sull’ordinamento giudiziario Castelli, le manfrine sul caso Previti, la «nuova» Antimafia con Vito e Pomicino, la mancata abrogazione delle leggi vergogna, i minuetti sul conflitto d’interessi, la difesa della Gasparri alla Corte Europea, i minuetti su Pollari & Pompa. Tanto poi i fischi li becca Prodi, e i partiti cosiddetti alleati pretendono pure la Fase Due, come se la Uno fosse opera sua.

Poi Giuliano Amato si meraviglia perché nel paese, intorno ai partiti, c’è un brutto clima di «antipolitica». Strano, eh? Dopo aver sorseggiato bile a ettolitri, il lettore-elettore si domanda come certe cose siano possibili e cosa facciano i suoi «rappresentanti» quando non devono partecipare all’avvincente dibattito sul partito democratico. E scopre - da un’intera pagina sulla Stampa - che «Mastella fa outing sui capelli: “È vero, li tingo, è un’innocente illusione di gioventù che pago con la schiavitù del ritocco...». Apprende pure che, nella sua mission impossible in Campania, dove alla criminalità esistente si sono aggiunti 7-8 mila detenuti scarcerati dall’indulto, il ministro dell’Interno Amato lancia un fondamentale appello contro i cantanti «neomelodici». Infine, se riesce ad arrivare lucido alla pagina degli spettacoli, trova pure traccia di quel che dicevamo all’inizio: la crociata di quattro parlamentari contro Boldi e Salemme. Anch’essi meritano una speciale menzione a beneficio degli eventuali elettori: la dl Villari, la verde De Petris, il ds Ceccuzzi e il rifondatore Di Lello. Invocano fantomatici «criteri da fissare per individuare quali film possono trovare spazio nella tv pubblica» e la invitano a boicottare «Olè» perché «non formativo» e per giunta «offensivo per le categorie degl’insegnanti e degli studenti». Se poi nella finanziaria ci scappa una norma salvaladri non è colpa loro: avevano altro da fare.


Marco Travaglio, dalla sua rubrica "Uliwood Party" su L'Unità del 16 dicembre 2006

lunedì 11 dicembre 2006

Qualcuno era fazioso

Non se ne può più di sentire parole come "fazioso". Come si fa a giudicare la faziosità? Nel giornalismo, nella politica, e in tanti altri ambiti, esistono le opinioni, le idee e i fatti inventanti, e dall'altra parte esistono i fatti, i documenti. Questi ultimi non possono essere faziosi, ma esistono e basta. Parlarne piuttosto che nasconderli non è fazioso, è onesto.

Dal Riformista del 9 dicembre [1] è partito il solito attacco contro AnnoZero, che riassunto brevemente dice: Santoro è fazioso, Bondi è stato martirizzato, Travaglio è un predicatore a senso unico. Profonde riflessioni.

Innnanzitutto penso che, prima di far critiche che non stanno nè in cielo nè in terra, sia corretto guardare la trasmissione incriminata, poi chiedersi se si vuole davvero fare una critica costruttiva o si sta facendo solo propaganda politica. Ricordo che il Riformista è un giornale tendenzialmente di sinistra.

Nel servizio sulla manifestazione di centro-destra a Roma i giornalisti della troupe di AnnoZero si sono confusi tra la folla, cercando di capire chi fossero i partecipanti e quali i motivi della protesta. Mi sembra del tutto leggittimo volerlo capire intervistando i partecipanti diretti e non riportando solo le parole dei grandi capi.

Sandro "showman" Bondi, coordinatore di Forza Italia e ospite del programma, ha attaccato subito dopo la prima parte del servizio dicendo che era "un filmato indecoroso, vergognoso", "tutta una sequela di insulti", ma, alla pari del Riformista, non è stato capace di citare neanche un particolare a sostegno delle sue accuse.
Attacchi vaghi e non sui fatti, come sempre accade in questa italietta superficiale. Di insulti, inventati di sana pianta da Bondi, se ne son visti eccome, ma contro Prodi: dagli evergreen "Prodi vaffan****", "Prodi infame" al più elaborato "Prodi boia, Luxuria è la tua troia". Gli insulti ci sono anche nelle manifestazioni di sinistra, ovvio, ma Bondi in quel caso non le avrebbe negate ma esaltate. Chi era fazioso?

Bondi&Co hanno accusato il servizio di aver rappresentato metà dell'elettorato italiano come neofascisti, impellicciati ed evasori di tasse. Innanzitutto, non è corretto dedurre che l'intero elettorato di centrodestra appoggiasse la manifestazione, visto che quando era la sinistra a portare milioni di persone in piazza Berlusconi affermava: "Tre milioni di lavoratori sono scesi in piazza contro la finanziaria? Io penso a quei 20 milioni di lavoratori che sono rimasti a casa" (Silvio Berlusconi, 15 ottobre 1994).
Il ragionamento è perfetto, ma nè Bondi nè Berlusconi lo applicano al loro popolo delle libertà, chissà perchè.

In secondo luogo, probabilmente Bondi era distratto ma guardando il servizio a me è parsa tutta un'altra storia: al corteo "contro il regime di Prodi" c'erano tantissime persone, e la maggioranza erano mamme, nonne, adulti di tutti i tipi e classe sociale, ragazzi e ragazze. C'erano carri e musiche, e molti negozi aperti. Era però anche evidente che c'era una buona minoranza di neofascisti e dichiarati evasori. Non vedo motivi per negarlo.

Perchè è un errore di Santoro riprendere tutti i partecipanti, e non solo quelli "buoni"? E' forse una sua colpa se parte del corteo inneggiava al Duce, al fascismo e andava avanti col saluto romano?
Il problema invece è proprio di Bondi, del partito che rappresenta e dei suoi alleati che hanno deciso di convivere con piccoli partiti neofascisti come Forza Nuova. Tutto ciò al limite può essere "indecoroso e vergognoso", non certo il servizio.

Il Riformista tra le tante accuse dice che la trasmissione è stata "un’occasione mancata per fare del giornalismo serio d’inchiesta sulle ragioni che hanno spinto tantissime persone ad andare a San Giovanni". Altra prova che il giornalista probabilmente ha sbagliato programma, visto che capire le ragioni dei manifestanti era proprio l'obiettivo del servizio. Che poi la maggior parte degli intervistati abbia detto di essere lì per un "sono contro le troppe tasse" o un generico "sono contro il governo Prodi", il tutto accompagnato dal solito anticomunismo, è un problema dei dirigenti politici che hanno promosso la manifestazione. Fossi in loro farei un'autocritica e mi chiederei se ho davvero un programma alternativo e proposte concrete. Per ora, in piazza a Roma, pur essendo un rispettabile atto di democrazia, non se ne sono viste.

Se c'era qualcosa di criticabile nel servizio a mio giudizio era la voce "narrante", un po' troppo ironica e provocatoria. Una scelta che ha fatto perdere punti ad un servizio che per il resto non è per nulla fazioso, ma descrittivo della realtà. Una realtà molto dura e triste di una parte della manifestazione che, alla pari di coloro che a sinistra bruciano bandiere e fanno danni, andrebbe condannata con onestà e senza nessuna esitazione.

Note

[1] Se Santoro trasforma il 2 dicembre in una macchietta

giovedì 7 dicembre 2006

Carta Canta...di Marco Travaglio

A volte i ricordi valgono più di mille commenti...ho scelto di riportare gli ultimi numeri della rubrica online di Marco Travaglio, "Carta Canta". In questo suo spazio Travaglio riporta le affermazioni di vari politici italiani, di destra e di sinistra, mettendo a confronto quelle più datate con quelle nuove. In questo modo tutte le contraddizione vengono a galla, chiare come la luce del sole. Il titolo degli ultimi numeri è "La piazza degli altri", e riguarda le affermazioni di Berlusconi sulle manifestazioni di piazza contro il suo ex-governo. Esilarante alla fine i commenti di Vittorio Feltri, direttore del giornale berlusconiano "Libero", sempre utile per farsi due risate. Buona lettura.

"Le scorciatoie attraverso le vie giudiziarie, le scorciatoie attraverso i colpi di piazza, le scorciatoie attraverso i colpi di pistola non fanno parte di una democrazia" 
(Silvio Berlusconi, dopo la grande manifestazione della Cgil con 3 milioni di lavoratori contro la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, 26 marzo 2002)

"Tre milioni di lavoratori sono scesi in piazza contro la finanziaria? Io penso a quei 20 milioni di lavoratori che sono rimasti a casa"
(Silvio Berlusconi, 15 ottobre 1994)

"Quando sento le cose dette in piazza dai sindacati, capisco come nascevano le purghe staliniane".
(Silvio Berlusconi dopo la manifestazione sindacale contro la riforma delle pensioni annunciata dal suo primo governo, 23 novembre 1994).

"I 700 mila - perché non erano di più - della manifestazione dell'altro giorno non sapevano che i colpi di piazza sono contro la democrazia. Certo, c'era tanta gente che faceva una scampagnata per il semplice motivo che è stato loro offerto un viaggio gratis, la colazione gratis. Oppure sono venuti a Roma per visitare i musei la domenica pomeriggio".
(Silvio Berlusconi, dopo la manifestazione di 3 milioni di lavoratori indetta dalla Cgil di Sergio Cofferati al Circo Massimo a Roma contro la riforma dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, 26 marzo 2002).

"Che volete che vi dica? Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra... la sinistra è tutta giù per terra"
(Silvio Berlusconi dopo la manifestazione dei Girotondi con oltre un milione di persone in piazza San Giovanni a Roma contro la legge Cirami, 14 settembre 2002).

"Le manifestazioni dei lavoratori? Gente portata in piazza dall'Ulivo, pensionati cammellati che vengono pagati, arrivano col cestino del pranzo e non sanno nemmeno perché sono lì" (Silvio Berlusconi dopo la manifestazione sindacale contro la finanziaria del suo governo, Corriere della Sera, 10 dicembre 2004). "La domenica dei bamba... Oggi, nove ottobre 2005, prima domenica dei bamba in diretta televisiva. Raitre alle ore undici manda in onda la manifestazione indetta dal popolo rossiccio, capitanata da Romano Prodi, contro l'universo berlusconiano. Al raduno dei reduci del fallito comunismo partecipano tutti ma proprio tutti: progressisti alla camomilla, conformisti senza fissa dimora, sindacati di varia estrazione, pacifisti d'attacco e da sbarco, preti d'assalto, democristiani impenitenti, verdi, socialisti protetti dal vuvueffe, cani sciolti, cani perduti e senza collare, qualche porco. A questo genere di adunanze siamo da lunga pezza abituati, quindi non ci stupiscono né ci irritano più di tanto; cortei e 'piazzate' con comizi d'ordinanza hanno accompagnato la attuale ed altre legislature. Ne ricordo due a titolo esemplificativo: uno sciopero generale verso la fine del 1994 (anzi, verso la fine dell'esordiente governo di centrodestra), e una processione di fatto filosaddamhussein alla vigilia della guerra in Iraq. Le manifestazioni contrassegnate da sventolio di bandiere rosse (cui recentemente si sono aggiunte quelle iridate) sono una specialità della sinistra, in particolar modo di quella italiana. La quale a tutto rinuncia tranne ai bagni di folla, retaggio del fascismo che, peraltro, non è figlio di mater ignota bensì di mater socialista. I compagni perdono le elezioni, perdono credibilità, perdono forza ma non il vizio di far casino. Oggi si danno appuntamento in massa a Roma per due motivi distantissimi l'uno dall'altro; non importa, tutto fa brodo e quel che conta per certa gente è imbrodarsi..."
(Vittorio Feltri, direttore di Libero, a proposito della manifestazione dell'Ulivo contro la finanziaria del governo Berlusconi, 9 ottobre 2005).

"Grande manifestazione a Roma del centrodestra. Più di due milioni in piazza contro Prodi e il governo delle tasse. Abbiamo vinto noi. Che goduria. Dieci, cento, mille spallate. Anzi, esageriamo, un milione di spallate. La democrazia è anche forza, organizzazione, vibrazioni dell'aria. La democrazia è fatta di simboli e di stati d'animo. Noi siamo quelli che vincono. E' chiaro. La piazza San Giovanni di Roma è stata un catino effervescente di brava gente. Una folla così può permettersi di dare una spallata, tutte le spallate che vuole... La manifestazione di ieri a Roma è stata la più grande e nuova dal 1945 a oggi. Che goduria. C'era l'idea di liberazione necessaria, e per liberarsi bisogna buttare giù il portone. E farlo tutti insieme. Ora questo partitone unico che ha invaso Roma di rabbia, orgoglio e allegria deve strutturarsi seriamente. Trasformarsi da movimento in una sola, vera, grande squadra. E non ce ne sarà per nessuno"
(Vittorio Feltri, direttore di Libero, a proposito della manifestazione del Polo contro la legge finanziaria dell'Unione, 3 dicembre 2006).

mercoledì 22 novembre 2006

L'Immunità per le balle

L'informazione è complice diretta dei politici e dei problemi che affliggono l'Italia. Un esempio recente? Qualche giorno fa, il 17 novembre, il premier Prodi ha tenuto una conferenza stampa per descrivere l'operato dei primi 6 mesi di legislatura.
Sul sito del governo italiano[1] possiamo leggere documenti con i provvedimenti generali presi, le misure per la riduzione dei famosi "costi della politica" e della spesa pubblica, osservare uno schema colorato in giallo (vi ricordate il tir di Prodi?) che illustra "l'albero del programma"[2], o vedere un riassunto facilitato di tutti i provvedimenti [3].

A leggere i documenti non si può che esser contenti delle tante cose fatte: molte cose descritte però sembrano piuttosto vaghe, dei "buoni propositi" che dubito abbiano avuto qualche effetto, anche per colpa delle amministrazioni locali; altre norme invece hanno già avuto conseguenze concrete sul paese e sui consumatori. Il dubbio va sempre mantenuto, non dimentichiamoci che sono pur sempre politici. Approfitteremo di questi documenti per rendere conto degli impegni presi tra qualche tempo.

L'aspetto su cui volevo soffermarmi riguarda però il modo in cui gli organi di informazione televisiva hanno presentato la notizia: lo schema è standard, trasversale, dal Tg1 a Studio Aperto. Prima un servizio sulla conferenza stampa di Prodi e dichiarazioni di vari politici di governo, poi le repliche di Berlusconi e altri esponenti politici di opposizione. Dai primi proviene l'accusa di aver "ricevuto una terribile eredità", con Prodi che puntualizza: "disavanzo del 4% del pil, debito pubblico in salita, avanzo primario vicino allo zero".
Effettivamente sono dati macroeconomici prodotti da istituti ufficiali come l'Istat, sui quali c'è poco da dire. Ma il Cavaliere ribatte dicendo che "sono falsità così grandi che non meritano risposta" , e così allo stesso modo i suoi alleati. Ora, non mi soffermerò sul chi ha ragione o meno, mi chiedo però che senso, e che utilità ha, un'informazione del genere in cui non si arriva mai ad una conclusione.
Ascoltiamo sempre le parole dei politici, che come abbiamo visto molto spesso non sono in grado di fare discorsi basati sui fatti, nè di rispondere in modo serio. Raramente invece assistiamo ad un servizio in cui qualche esperto, senza essere di parte, ci dica le cose come stanno realmente, ci illustri il quadro della situazione, ci spieghi argomentando chi ha torto e chi ha ragione. La ragione da qualche parte esiste, salvo rari casi.

Perchè i tg nazionali non utilizzano il loro tempo in modo diverso? Pochi minuti alle dichiarazioni politiche, poi un approfondimento curato da un paio di esperti del settore, seri, che non si perdano in propaganda politica, e che ci inquadrino in poco tempo la situazione economica reale dell'Italia. Non è possibile che un'informazione corretta possiamo averla solo 1 volta a settimana con Report, mentre gli altri giorni siamo invasi dalle chiacchiere. Non c'è nessun direttore di telegiornali che provi a rivoluzionare il modo di dare le notizie?

Grazie a questo modo di fare giornalismo purtroppo i politici in Italia godono di una immunità speciale per le balle che dicono, perchè non c'è mai nessuno che si alza e gli dice: "senta, sta dicendo una balla". Sarebbe il caso di abolire questa immunità, per il bene di tutti. E spetta all'informazione farlo.

Note

[1] http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/attivita_governo/index.html
[2] http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/attivita_governo/albero.pdf
[3] http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/attivita_governo/6_mesi_Governo.pdf

venerdì 17 novembre 2006

Viva l'esercito...di plastica!

Nel dibattito che accompagna questa finanziaria ascoltiamo solo le voci di chi si lamenta che vuole più soldi, cioè praticamente tutti: famiglie, imprenditori, artigiani, sindacati, enti locali, amministrazioni, ferrovie, ospedali, e cosi via...tutta l'Italia è molto sensibile ai soldi che gli vengono tolti, a ragione. E' inutile lamentarsi delle tasse, i soldi non piovono dal cielo: o si tagliano le spese pubbliche, o si aumentano le entrate fiscali.
Ma perchè nessuno prova a fare una critica costruttiva per agire lì dove i soldi ci sono, e anzi aumentano?

Il giornalista Manlio Dinucci sul Manifesto [1] ci fornisce un po' di numeri in dettaglio sul denaro che la Finanziaria mette a disposizione del Ministero della Difesa in totale sono circa 1,7 miliardi di euro per il 2007, che sommati ai 18 miliardi che la Difesa già utilizza, fanno ben 21 miliardi di euro, una cifra spaventosa se si pensa che l'attuale intera Finanziaria consiste di circa 40 miliardi di euro, e che per la ricerca e l'Università il ministro Mussi ha lottato per ottenere dei "miseri" 110 milioni di euro.[2] Di sicuro il ministro della difesa Parisi sarà uno dei pochi a non lamentarsi.

L'articolo 113 della legge Finanziaria [3] crea un fondo di investimento per la Difesa, cioè per il rinnovamento, la manutenzione dei mezzi e le attrezzature, oltre che per l'acquisto di nuovi aerei da guerra, che negli anni costeranno circa 20 miliardi. L'Italia diventa il settimo paese al mondo per spese militari, perchè? Non sarebbe più bello se fossimo al settimo posto (meglio al primo) per spesa sanitaria, educazione o tutela ambientale?

Chi ha bisogno di aerei da guerra? Noi comuni cittadini, o forse qualcuno che ha il potere di far spendere 21 miliardi ad uno Stato che ha un enorme debito che grava su tutti noi? 

E il movimento pacifista dov'è? Quel movimento che qualche anno fa è riuscito perlomeno a far sentire la propria voce, ma che oggi dorme, forse troppo politicizzato ed imploso in se stesso, come tanti altri progetti che nascono non per una vera vocazione di chi partecipa, ma per i soliti miseri interessi. Non lo sappiamo, ma possiamo purtroppo osservarne il fallimento almeno parziale. Chiedere la pace che senso ha? E' una richiesta astratta che si ferma ad una dichiarazione di principio e a qualche manifestazione, se si crede davvero nella pace bisogna fare proposte concrete, realistiche, a chi ci governa.

Smettiamola di comprare armi, veicoli e soldati da guerra. Se proprio si vuole, regaliamo buste di cari vecchi soldatini di plastica[4] per far giocare i bambini italiani, che di sicuro non per questo diventeranno tanti piccoli Rambo.

Smantelliamo l'esercito, diamo il buon esempio al mondo intero, sosteniamo iniziative come quella di Controlarms [5]. Magari invece di riparare un carroarmato, che provoca morti volontariamente ed è nato per distruggere, ripariamo un pezzo di autostrada, che involontariamente purtroppo provoca tanti morti tutti i giorni. Altrimenti avrà ragione La Padania [6] che scrive: "Pacifisti, ma armati fino ai denti".

Note

[1] http://www.difesa.it/files/rassegnastampa/061115/CLUIG.pdf
[2] http://www.repubblica.it/
[3] http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/finanziaria_2007
[4] http://www.soldatinionline.it/
[5] http://www.controlarms.it
[6] http://www.difesa.it/files/rassegnastampa/061115/CLTUN.pdf

sabato 11 novembre 2006

Occhio al finanziamento

Negli scorsi anni il buon Berlusconi ha ripetuto che gli italiani erano più ricchi, pagavano meno tasse, e godevano di altri stupendi privilegi, (che a quanto pare pochi hanno toccato con mano). Probabile che si stesse confondendo con il suo status di imprenditore, le cui aziende andavano benissimo mentre il resto del paese sprofondava. Certamente la responsabilità non è solo della politica, ma ammettere che le cose non sono rose e fiori è sicuramente meglio che essere presi in giro. Purtroppo, i politici in generale, lo dimostrano quotidianamente, di onestà ne hanno hanno poca.

Mentre dunque una parte degli italiani diventava "più ricca", le persone non baciate dalla fortuna berlusconiana (che magari tutti i giorni sono alle prese con un lavoro precario e usano i mezzi pubblici per spostarsi) hanno potuto notare un curioso fenomeno, in stridente contraddizione con le soavi parole dell'ex-Presidente del Consiglio: un boom di offerta di prestiti da parte di società di servizi finanziari, banche e altri istituti. Le pubblicità sono aumentate a vista d'occhio, invadendo strade, giornali, mezzi pubblici. E se l'economia ha un senso, vuol dire che sempre più italiani hanno avuto bisogno di ricorrere a prestiti per comprare un'auto, arredarsi la casa o peggio acquistarne una.

Ma allora, è proprio vero che gli italiani diventavano più ricchi, o forse è stato l'esatto contrario? Non è forse vero che abbiamo perso sempre più capacità di spesa, mentre molti prezzi intorno a noi aumentavano senza alcun controllo da parte dello Stato e la maggior parte degli stipendi rimanevano sempre uguali?

Il governo attuale ovviamente promette di rimettere tutto apposto, ma sono abituato a porre sempre molte riserve sulle parole di tutti i politici, di qualsiasi schieramento, e aspettare i risultati concreti, che si spera siano positivi per tutti. Ma torniamo al boom dei prestiti.

Oltre alle società finanziarie, anche chi vende prodotti, solitamente nel settore della tecnologia, tenta di attirare il pubblico con finanziamenti o sconti particolari. Su tutti i volantini leggiamo cose come "sconto del 20% se paghi fra 6 mesi in un'unica soluzione a interessi zero", o "sconti fino a tot mesi a interessi 0". Tutte queste diciture sono seguite dagli immancabili asterischi, le note che tutti noi consumatori faremmo meglio a leggere con attenzione, come scrissi un po' di tempo fa nell'articolo "Note di Redazione".Può sembrare un consiglio banale, ma se tante persone continuano a farsi "ingannare" vuol dire che è un messaggio ancora necessario.

Le due voci che ritroviamo sempre negli asterischi, riguardano il TAN, cioè il Tasso d'Interesse nominale, e il TAEG, cioè il Tasso annuo effettivo globale. Il primo è un indicatore parziale, che non comprende le spese, mentre il secondo è più completo. Questi due valori devono essere presenti nella descrizione dell'offerta obbligatoriamente, come prevede la legge n. 142 del 19 febbraio 1992 a tutela dei consumatori. Per valutare la bontà dell'offerta bisogna dunque tener conto del TAEG, e non del TAN che spesso è usato soltanto per confondere i clienti. Il TAEG infatti è un indicatore che comprende anche il TAN, quindi più completo. Molti venditori propongono dei TAN bassi per attirare clienti ma alla fine si scopre che il costo effettivo del prestito, il TAEG, è più alto di altre offerte. Meglio fare un esempio pratico:
 
Prima offerta: TAN 6%, TAEG 11%
Seconda offerta: TAN 9% TAEG 10%

Tra le due offerte, la più conveniente è la seconda perchè presenta un TAEG più basso.

Anche in questo caso vale la raccomandazione di prestare attenzione, e chiarire non una, ma dieci volte col venditore quanto si verrà a pagare effettivamente. Lo sappiamo tutti, nessuno regala niente e anzi molti provano a confondere l'utente giocando sulle note e sugli asterischi. Insomma, noi consumatori siamo presi in giro dai politici, dai pubblicitari e tante altre persone che hanno interesse affinchè non siano chiare le condizioni di vendita per lucrarci. Facciamoci furbi, e prima di "abboccare" informiamoci sempre.

martedì 7 novembre 2006

Piccoli economisti crescono

Dopo buongustai, medici, investigatori, e svariati altri mestieri che i media ci appiccicano periodicamente addosso, da qualche tempo noi italiani sembriamo tutti economisti.

10 euro in meno al mese di qui, 23 euro in più di tasse di lì, 200 euro di assegno qua, e così via, assorbiti in questo continuo calcolare, e poco o nulla ragionare.
Ancora una volta, dimostriamo che la storia dell'Italiano altruista e solidale è una favola, che forse andava bene qualche decennio fa quando vi erano delle generazioni che, per forza di cose, dovevano industriarsi per sopravvivere e riuscire a mangiare con le poche lire che si ritrovavano. Ma oggi?

Per i nuovi italiani, calcolatori umani, i soldi sembrano essere l'unico motivo di vita. Della Finanziaria stiamo prendendo in considerazione esclusivamente il lato contabile, lamentandoci, chi più chi meno, degli euro che in un anno ci verranno probabilmente a mancare. Dico probabilmente perchè si sta discutendo tanto, senza tener conto di un semplice punto: finchè non verrà approvata la manovra e si inizieranno a vedere gli effetti concreti non possiamo fare troppe previsioni sui soldi che ci verranno dati o presi.

Posso escludere dal discorso le persone che hanno davvero bisogno di 10-20 euro in più al mese per potersi permettere qualche piccolo lusso, e quindi sono leggitimamente preoccupati e in attesa di notizie più chiare da parte di politici ed esperti vari che affollano i salotti TV, da Ballarò all'immancabile Vespone.

Per il resto, perchè nessuno pensa a chiedere riforme davvero importanti, strutturali, di cui questo paese ha bisogno? Ci perdiamo tanto su 100 euro, che poi magari spendiamo in pochi giorni comprando cose totalmente inutili, ma non sarebbe più importante, ad esempio, battersi per l'attuazione di un nuovo piano energetico nazionale?
La Germania nel 2005 ha installato impianti fotovoltaici per produrre 603 Megawatt di energia elettrica dal sole, mentre noi soltanto 5.
I comuni tedeschi stanno costruendo case passive, che consumano 10 volte meno energia di una casa tradizionale e si producono autonomamente energia con i pannelli solari, con un risparmio incredibile. E in Italia, pensiamo ancora che sia meglio 100 euro in tasca oggi che una tecnologia che porti risparmio domani. Saremo economisti, ma per niente furbi.

Questi 100 euro, che se li tenga pure lo Stato, a patto che li investa in tecnologie concrete e che portino vantaggi a tutti. In pochi anni potremmo renderci totalmente indipendenti dalle fonti energetiche straniere, e prodursi l'elettricità sul tetto di casa, risparmiando centinaia e centinana di euro.

Che aspettiamo? Altri paesi sono già sulla buona strada, basta copiarli con il minimo sforzo. Smettiamola di contare e lamentarci, e iniziamo a chiedere che i nostri soldi siano investititi in cose serie per il futuro, subito.

giovedì 2 novembre 2006

Dossier su Cuba: introduzione

Cuba è un argomento trasversale, affrontato da media, intellettuali e personaggi di tutto il mondo e appartenenti a qualsiasi schieramento. C'è anche un'altra caratteristica , purtroppo molto diffusa in questo dibattito: la superficialità.

E' molto difficile parlare di Cuba senza che ogni tua parola possa farti finire nel girone dei comunisti pro-cubani o in quello opposto degli anti-cubani. A me piacerebbe parlarne senza pregiudizi, cercando di capire cos'è Cuba, la sua storia, come funziona e come si vive su questa isola, senza la superiorità morale di chi vive in occidente e pensa di avere il diritto di giudicare gli altri senza conoscerli. I pregiudizi negativi (e anche positivi) su Cuba sono tantissimi, le persone giudicano aspramente senza conoscere davvero i fatti, senza aver dedicato nemmeno un giorno della loro vita ad approfondire.

L'accusa principale rivolta a Cuba riguarda la repressione dei dissidenti, considerata molto più importante delle innegabili conquiste di Cuba in campo sociale e civile. Il tema è importantissimo, ma non capisco l'ipocrisia di chi continua a denigrare la scelta di Cuba per una diversa forma di governo puntando il dito proprio contro la repressione. Sia chiaro, è innegabile che questa esista, attualmente ci sono circa 300 dissidenti nelle carceri cubani. Ma chi critica è sicuro di conoscere davvero quali sono i fatti? Sa chi sono questi dissidenti, e cosa hanno fatto per meritarsi il carcere? Pensa che queste cose succedano solo a Cuba? Perchè si usano due pesi e due misure, ad esempio ignorando la Cina e tanti altri paesi del mondo con governi illiberali ma appoggiati dal mondo occidentale? Gennaro Carotenuto, ricercatore e studioso dell'America Latina, ha scritto che "Si esige la perfezione da Cuba perchè ha osato sfidare l'ordine naturale delle cose". E con questa citazione già si può rispondere in parte al problema.

A scuola dovrebbero insegnarci che la prima cosa da fare prima di aprir bocca su temi del genere è studiare il contesto storico e ambientale, non per avere scuse per giustificare certi comportamenti, ma per capirli a fondo ed evitare critiche non ragionate.
Prima di invocare la caduta di Fidel Castro, leader del governo cubano, bisogna forse rendersi conto del fatto che questa isola è sottoposta da decenni a pressioni politiche di ogni tipo, ad un durissimo embargo economico e ad azioni di terrorismo fisico e mediatico per distruggere il turismo, l'unica fonte di guadagno per l'economia di Cuba. Bisogna approfondire la realtà dei gruppi di anti-castristi della Florida che hanno attaccato per decenni l'isola, contaminando i raccolti, diffondendo virus negli allevamenti, abbattendo aerei di linea, il tutto col tacito appoggio degli Stati Uniti. Bisogna capire perchè si è arrivati a reprimere le voci di dissenso, e non condannare senza prima averne capito le eventuali ragioni.

Come è chiaro leggendo questo blog e i miei articoli, penso sia giusto denunciare la repressione del governo Cubano verso i dissidenti e auspicare un miglioramento delle condizioni attuali; non farlo sarebbe ipocrita e contrario al principio che vogliamo diffondere, e cioè della libertà di espressione e della democrazia partecipativa effettiva, che ricordo neanche nel nostro paese è ben sviluppata. Ma penso sia anche giusto non omettere alcun particolare, e spiegare tutta la storia, e non solo la parte che fa comodo alla nostra posizione.

Nei prossimi mesi approfondirò tutti i punti di questa introduzione e molti altri, dando vita ad una sota di "Dossier su Cuba". La mia idea è soprattutto di avere dei contatti con persone che sono nate e vivono a Cuba, appartenenti a diversi ceti sociali, e sentire direttamente, grazie alla comunicazione via internet, le loro esperienze e le loro idee. Penso sia un modo efficace e interessante, e pubblicherò le eventuali "interviste" su questo blog. A tal proposito, è gradito l'aiuto di qualche lettore che conosce un po' di spagnolo e può aiutare con la traduzione, oltre a domande, consigli o proposte che sono sempre gradite.

domenica 29 ottobre 2006

Il Papa della Repubblica

Indovinello: In Italia ne abbiamo due, uno dei quali cambia ogni 7 anni. Chi sono?

E' facile, stiamo parlando dei papi...uno è in vaticano, l'altro è al Quirinale: è il presidente della Repubblica. Entrambi pontificano regolarmente, l'uno dal lussuoso balcone personale a spese dei fedeli, l'altro da convegni e cerimonie sparse per tutta l'Italia, in perenne vacanza a spese dei contribuenti, magari insieme alla propria consorte. Entrambi emanano principi generali e fondamentali, e hanno il pieno diritto di farlo.

L'ingerenza della Chiesa, tema di cui tanto si dibatte, è innegabile nei suoi effetti: purtroppo le parole del papa Ratzinger influenzano tante persone che non aspettano altro per riempirsi la testa di idee altrui. Per la verità quello di prendere per buono ciò che dicono le "autorità", senza una verifica ed una propria riflessione personale, è un atteggiamento generale e che fa molti danni.

I politici italiani, come ho giò scritto tempo fa [1], difficilmente osano contrariare i dogmi della Chiesa, e quindi tutta la cittadinanza è costretta a sopportare alcune scelte molto limitanti, e aggiungo senza senso, in campo di diritti civili; un recente esempio è fornito dal fallimento del referendum per la procreazione medicalmente assistita, in cui il ruolo dei proclami ecclesiastici è stato determinante, negando la libertà di scelta a milioni di cittadini. [2]

Il Capo dello Stato ha il dovere, e lo fa, di difendere la laicità dello Stato, altro tema molto dibattuto ma che finora resta solo su carta. E' una importante figura istituzionale prevista dalla Costituzione [3], con una serie di poteri di cui però raramente si vedono gli effetti. Perchè?
Io nutro massimo rispetto per gli anziani, che anzi considero un preziosissimo bagaglio di storie, culture e tradizioni che noi ragazzi dovremmo perlomeno provare ad ascoltare, prima ancora di memorizzare ed eventualmente mettere in pratica. In questo caso però non posso che provare un senso di rassegnazione quando osservo l'età degli ultimi presidenti della repubblica nel momento della loro elezione: Pertini 82 anni, Cossiga 57 anni, Scalfari 72 anni, Ciampi eletto a 79 anni, Napolitano a 81 anni.
Va bene che la costituzione chiarisce nell'art.84 che "Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici.", ma non vi sembra di esagerare un po?

Che interessi può avere a svolgere il proprio lavoro con grinta un politico che sta ormai concludendo la propria carriera politica? Opporrà mai resistenza a qualche legge vergogna, porterà mai avanti una battaglia civile e potrà mai dire qualcosa che non si limiti a qualche dichiarazione di principio? Leggendo i suoi discorsi [4]sembrano sempre essere scritti col bilancino, per non scontentare assolutamente nessuno: "Il tema della laicita' dello Stato e' un elemento essenziale della democrazia moderna"(Roma 21 ottobre), "Il precariato nell'Università e' un problema serio e mi auguro che possa essere affrontato nelle sedi giuste, cioè il Parlamento"(26 ottobre). Non intendo ovviamente criticare l'attuale presidente Napolitano, il mio è un discorso generale su questa carica dello Stato. Non nego neanche che qualcosa di positivo ogni tanto arrivi, basti pensare alla bocciatura della legge Gasparri nel 2003, esplicitamente incostituzionale, ad opera di Ciampi. [5 ]

Non penso che abbiamo bisogno di dichiarazioni, pur se spesso pienamente condivisibili come quelle dei presidenti della repubblica. Ne abbiamo fin troppe, e noi stessi il più delle volte parliamo senza fare nulla. Se dobbiamo avere un capo dello Stato che non sia un semplice "secondo papa" forse è meglio iniziare ad eleggere persone più giovani, grintose, che non abbiano paura di far valere la propria posizione. E soprattutto che si battano per far rispettare davvero la nostra Costituzione, che troppi politici pensano poter stracciare impunemente.

Note

[] http://isoladikrino.splinder.com/post/8657793/Influenza+spagnola
[] http://it.wikipedia.org/wiki/Elenco_delle_consultazioni_referendarie
[3] http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm
[4] http://www.quirinale.it/Discorsi/Discorsi.asp
[5] http://www.repubblica.it/2003/l/sezioni/politica/gasparri3/vulnus/vulnus.html

martedì 24 ottobre 2006

Vecchi fuori, bimbi dentro

Prima di passare all'articolo, consiglio di guardare "C'era una volta", su RaiTre alle 23.10. Un ottimo documentario giornalistico che meriterebbe la prima serata, ma che come da tradizione Rai è relegato alla seconda serata. Trovate informazioni sul sito www.ceraunavolta.rai.it

***

I bambini, lo sappiamo, quando litigano iniziano ad accusarsi nel loro solito modo, quasi divertente: "E' colpa tua!", "No, è tua!". I nostri dipendenti politici sono vecchi fuori, dei veri matusalemme se si dà un occhiata all'età media della nostra classe politica, ma in fondo al cuore restano dei bambini.
Ad ogni elezione la storia si ripete, e siamo tristemente costretti a sentire le solite accuse che volano da uno schieramento all'altro. La prima finanziaria di un governo raccoglie sempre critiche sui buchi e conti disastrosi lasciati dal precedente governo. A volte c'è del vero, altre volte è pura propaganda.
Verificare lo stato dell'economia non è mai una cosa facile, e non basta certo la valutazione di una agenzia straniera, per quanto prestigiosa, a farlo. Per questo motivo, il buonsenso dovrebbe imporre ai politici di tacere, o fornire stime precise e affidabili a sostegno delle loro accuse. Ma, come sappiamo, i nostri politici non sono abituati a dimostrarci la veridicità delle loro parole, e parlano liberamente di cose fantasiose senza che nessun giornalista osi sbugiardarli.

Nella tanto discussa manifestazione di Vicenza, l'imprenditore Silvio Berlusconi, insieme al suo buratt...pardon, collega Gianfranco Fini, ha ovviamente denunciato l'accusa di Prodi sulla situazione disastrosa dei conti pubblici: "Prodi se ne vada prima di fare altri danni. Questo non è solo il governo delle tasse. Ora è bocciato anche dalla finanza internazionale. La sinistra non faccia lo scaricabarile". Rincarano la dose i vari sottoposti, tra cui Renato Brunetta, europarlamentare di Forza Italia, che ha dichiarato: "in realtà i 5 anni del governo precedente hanno lasciato una finanza pubblica in equilibrio".

Rinfreschiamoci un po' la memoria, visto che l'informazione non ci aiuta dobbiamo farlo da soli.
L'ex ministro dell'economia, Giulio Tremonti, quando propose la sua finanziaria nel 2002 sparò una di quelle balle che dovrebbero restare nella storia, accusando la sinistra di aver lasciato un "buco di bilancio" gigantesco. [1]
] Si scoprì poi che la cifra era stata gonfiata con qualche trucco contabile dall'onorevole ministro di circa 22 mila miliardi, cosa non da poco. I conti pubblici italiani non erano certo in regola, ma non erano disastrosi, e lo sono diventati durante i passati 5 anni di fantasiose "meno tasse per tutti".

Il deficit pubblico[2] durante i 5 anni di governo Berlusconi è aumentato costantemente fino a raggiungere il 4,1% del 2005, in breve vuol dire che il governo ha speso sempre più soldi di quanti ne avesse a disposizione, indebitandosi sempre più. E' bello fare il "miracolo italiano" senza avere la copertura finanziaria, ed ecco le conseguenze. Questi sono dati ufficiali, dell'Eurostat, che ha il compito di analizzare i conti di ogni paese europeo.[3]

Un'altra accusa di bassa lega è che per far passare questa Finanziaria il governo Prodi sta pensando di utilizzare lo strumento della fiducia, in modo da assicurarsi che la legge sia accettata dal parlamento senza troppi problemi. Certamente non è un segnale positivo, che può essere criticato, ma va ricordato che il precedente governo, che ora tanto sbraita, ha utilizzato questa possibilità ben 13 volte sulle fnanziarie e i decreti ad essa collegati. Come dire, voi no e noi si.

Il finale arriva con il declassamento dell'Italia dalla categoria AA alla categoria AA- ad opera dell'agenzia di rating Fitch.[4] Il cavaliere imprenditore ha dichiarato qualche giorno fa che la sua azienda Italia, quando c'era lui al potere, non ha subito nessun declassamento, è che è tutta colpa di Prodi. Nulla di più falso. La realtà anche stavolta è totalmente diverse dalle parole del cavalier bugiardoni; la Fitch ha "punito" l'Italia per i conti pubblici non in linea, conseguenze dell'aumento del debito pubblico sotto il precedente governo e della debole crescita economica, come abbiamo vista prima.[5,6] Naturalmente il monito va anche per la Finanziaria attualmente in discussione che secondo l'agenzia non è in grado di riequilibrare la situazione dei conti, ma che contiene alcune riforme che potrebbero avere un impatto positivo. Non è difficile, basterebbe leggere il comunicato della stessa Fitch per smentire le parole dei politici; perchè nessun giornalista lo fa ed i telegiornali si limitano a darci questa o quella dichiarazione?
Le risposte sono tante, ma una cosa è certa: sicuramente con questa informazione di basso livello i nostri bambini potranno continuare a giocare e litigare indisturbati.

Note

[1] Arhivio di http://rassegna.camera.it
[2] http://it.wikipedia.org/wiki/Deficit_pubblico
[3] http://epp.eurostat.ec.europa.eu
[4] http://www.fitchratings.com/
[5] http://www.marketwatch.com
[6] http://cbonds.info/all/rus/news/index.phtml/params/id/353058

venerdì 20 ottobre 2006

Il giornalismo dello spettacolo

Forse una centralina elettriche esplosa, forse un tamponamento, forse un semaforo rosso non rispettato, forse...tutta Italia si sta chiedendo cosa abbia causato il terribile incidente nella metropolitana di Roma. [1]
In questi giorni da sotto le lamiere del convoglio sta fuoriuscendo un polverone di notizie, anticipazioni, commenti, dibattiti, pareri di esperti di ogni tipo sulle dinamiche misteriose dell'incidente, riversate ad ogni ora e su tutti i canali televisivi, senza eccezioni. Una copertura mediatica eccezionale che, oltre ai consueti speciali dei TG, ha interessato tutta una serie di trasmissioni che non hanno perso tempo a speculare soprattutto sui particolari più raccapriccianti. Domande ridicole ai sopravvissuti, come “hai pensato di morire”?

In questa folle e insensata corsa vince chi prima arriva, chi prima può vedere da vicino i feriti ed il sangue, chi può vantare di essere stato presente e poter raccontare la tragedia ai microfoni dei giornalisti, mentre il resto d'Italia ascolta affamata di particolari, forse poco sensibile alla tragedia ma molto recettiva al suo spettacolo. Si, perchè un incidente così come è raccontato in questi giorni non è che uno spettacolo, una diretta di cattivo gusto; stamattina sul sito di Repubblica vi era addirittura una foto del recupero degli oggetti smarriti.
Abbiamo davvero bisogno di sapere tutto ciò? Di sapere che “qualcuno perde sangue dalla testa, altri meno gravi hanno preso colpi in testa, o agli arti e alle gambe”[2], oppure che molte persone sono incastrate tra le lamiere e soffrono, o che “Un cadavere è stato estratto dalle lamiere.“?[2]

No, io non penso che un giornalismo serio e una televisione moralmente più responsabile abbiano bisogno di trasformare un incidente in uno show, in un dibattito da salotto. O peggio, nelle solite polemiche italiane, come quella riportata dai giornali di stamattina sulla accusa di Sandro Curzi, consigliere del Cda, ai ritardi del servizio informativo Rai, battuto sul tempo da Sky. Stare lì a contare quanti minuti prima gli operatori Sky erano sul posto mi sembra davvero troppo. Purtroppo nel giornalismo spesso il rispetto per il dolore dei coinvolti e dei loro familiari è superato di gran lunga dalla "necessità" di fare audience.

La politica poi, non si smentisce mai. Ad aprire le danze stavolta sono stati Storace e Alemanno, esponenti di Alleanza Nazionale, che hanno accusato il sindaco di Roma di non essersi interessato in tempo della sicurezza dei trasporti pubblici. [3] Lo squallido scontro politico si è poi esteso alle coalizioni, mettendo ancora una volta alla luce la pochezza morale dei nostri politici, che non esitano di fronte a nulla pur di farsi pubblicità e lanciare calunnie gratuite.

In Italia abbiamo una pessima abitudine: aspettiamo sempre che succeda un incidente per attivarci e migliorare gli standard di sicurezza. Ogni tanto, come in questa occasione, ci si inizia a lamentare che si poteva prevenire, che se quel componente elettrico non fosse stato difettoso non sarebbe accaduto nulla, e altri mille se. Tutti discorsi che finiscono puntualmente nel dimenticatoio dopo pochi mesi.
Certamente la colpa principale è della politica, basta pensare alle autostrade, un servizio pubblico dato poco felicemente in concessione ad un privato su cui però dovrebbero vigilare i nostri rappresentanti politici. Le nostre autostrade, soprattutto in alcuni tratti tristemente famosi, sono di una pericolosità inaudita, e causano migliaia di morti ogni anno. Perchè i signori Storace e Alemanno hanno accusato il sindaco di Roma (che avrà anch'egli le sue colpe)[3] ma in 5 anni di governo non hanno fatto pressioni per migliorare la viabilità della Salerno-Reggio Calabria, tanto per dirne una? Il loro ex-collega Lunardi, come sappiamo, era troppo intento ad aprire grandi cantieri (senza soldi) che a migliorare le infrastrutture. Le responsabilità sono un po' di tutti, e le polemiche di questi giorni sono solo strumentali.

La sicurezza è nelle nostre mani, perchè chi deve controllare solitamente è una singola persona e non può o non vuole svolgere il suo lavoro in modo efficiente. Magari non c'è abbastanza interesse economico per controllare, e quindi si lasciano degradare le cose. Così non funziona, basta guardarsi intorno nel proprio piccolo per accertarsene.

Io penso che se vogliamo davvero un cambiamento concreto dobbiamo prendere noi in mano le redini della nostra sicurezza, e responsabilizzarci, come già avviene in altri paesi europei.

La strada del proprio comune è piena di buche e costituisce un pericolo? Il ponte vicino casa ha fondamenta vecchie di 100 anni? Non aspettiamo che succeda l'ennesimo disastro, prendiamo in mano la situazione e segnaliamo a chi di competenza. Si potrebbero creare dei gruppi cittadini in ogni comune, per far valere con più forza le proprie richieste, e soprattutto far pressione sui politici affinché mantengano le promesse. Sarebbe sicuramente un buon inizio.

Mi farebbe piacere ascoltare il vostro parere su questa soluzione, e se possibile sentire l'esperienza di qualcuno impegnato su questo fronte, magari proprio in un gruppo cittadino.

Note

[1] http://www.ansa.it/main/collezioni/maincollection/awnplus_italia/2006-10-17_117955.html
[2]http://www.repubblica.it/
[3]http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/10_Ottobre/18/fallai.shtml

domenica 15 ottobre 2006

Guardie e ladri

In informatica si chiama "bug" una falla, una debolezza di un sistema, letteralmente un "buco" da cui possono infiltrarsi ospiti indesiderati...o fuoriuscire informazioni preziose. Si dice comunemente che una rete o un sistema è affetto da bug.[1].

Oggi, mentre sfogliavo il libro di macroeconomia, mi sono imbattutto nei diagrammi di flusso, di cui si diceva: "la somma totale dei flussi in entrata deve essere uguale alla somma totale dei flussi in uscita.
Ciò che entra deve uscire".[
2] Per fare un esempio semplificato, tutte le entrate dello Stato (cioè le tasse) devono essere uguali alle spese (acquisto di beni e servizi, pagamento delle pensioni, aiuti di disoccupazione, opere pubbliche)..
Se del denaro va perso per strada e non rientra nella contabilità evidentemente qualcosa non funziona a dovere..

Se 2+2 fa 4, possiamo concludere che lo Stato è un sistema pieno di bug, da cima a fondo, un vero colabrodo. Basti pensare al suo problema principale, l'uso dei fondi destinati ai lavori pubblici. Solitamente le notizie di fondi dirottati o sequestrati da mafie locali vengono date su giornali locali e nei tg regionali, ma sono una costante. L'ultimo caso famoso riguarda la truffa internazionale ai danni dei fondi europei in Calabria: per una volta non era una faccenda solo Italiana, ma è una magra consolazione..[3]

Probabilmente un sondaggio in Italia rivelerebbe che la maggioranza della popolazione è sicura che quasi tutti i politici e le persone che ricevono fondi statali imbroglino e si trattengano qualcosa. Se ne parla ovunque, per strada, negli autobus, al lavoro, a scuola e al bar, ma dopo un sacco di parole e lamentele l'unica reazione è una alzata di spalle, quasi a voler dire che è una cosa normale che ci riguarda poco.
Invece ci riguarda molto, per almeno due motivi: il primo è che i soldi dello Stato sono nostri, e penso che a nessuno vada bene che vengano sprecati a regalati al primo imbroglione che passa, il secondo è che non è il caso di farsi prendere in giro in questo modo, siete d'accordo? Parliamo tanto di orgoglio nazionale, soprattutto dopo i mondiali, ma a me sembrano tante chiacchiere e pochi, pochissimi, fatti.
L'atteggiamento più meschino, purtroppo molto diffuso al sud e nelle piccole città, riguarda le persone che sanno bene che un determinato politico locale ha commesso imbrogli o ha rubato soldi pubblici per lavori mai portati a termine; nonostante ciò, continuano a mostrargli rispetto con l'aria servile di chi ammira e teme il potere, e si aspetta qualcosa in cambio del suo appoggio..

Quali possono essere le soluzioni? Eleggere politici onesti? Impossibile finchè l'informazione continua a non fare il suo dovere, e i cittadini continuano a votare quasi alla cieca, per "simpatia" o perchè quel politico promette le cose più belle. In una recente intervista amatoriale il politico-filosofo Rocco Buttiglione, alla domanda di se si ci può fidare d un parlamento in cui siedono 25 condannati in via definitiva, ha risposto: "Li hanno eletti i cittadini italiani.Se li hanno eletti se li devono tenere." L'idea che gli italiani non fossero al corrente del problema non l'ha sfiorato nemmeno..[4]

Si potrebbe affidare a cittadini di particolare fiducia la gestione delle risorse dello stato? Oppure instaurare un sistema di polizia che scorta il denaro che lo stato dà per i lavori pubblici dalla partenza all'arrivo?
Sono anni che constatiamo il fallimento degli organismi di controllo. La nostra è una democrazia formale, non sostanziale, basta guardarsi attorno. Capita sempre, e poche sono le eccezioni, che chi debba essere controllato sia anche il controllore. Io non so se questa sia un'assurdità tutta Italiana, certo non me ne meraviglierei, ma ho i miei dubbi che il curioso fenomeno sia ristretto al nostro "belpaese", Per quanto possa essere assurdo pensare che la guardia e il ladro siano la stessa persona, purtroppo questo è ciò che accade tutti i giorni nel paese dei Balocchi.

Note

[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Bug
[2]Macroeconomia, Krugman Paul R., Wells Robin. Zanichelli 2006
[3]http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/08_Agosto/17/macri.shtml
[4] http://www.beppegrillo.it/2006/10/il_dipendente_terapeutico.html#trackbacks

giovedì 5 ottobre 2006

Pubblicità...pubblica

Personalmente non amo la pubblicità, non ne condivido il principio e soprattutto non capisco perché dobbiamo sorbirci ore e ore di pubblicità sulla televisione pubblica, pur pagando il canone. Da questi nuovi dirigenti della Rai lottizzata e succube di Mediaset e del suo palinsesto, non mi aspetto nulla, e nemmeno dal governo che in questo campo ha già dimostrato di voler mantenere una perfetta continuità col governo Berlusconi. La Rai è governativa e non si tocca. L'informazione libera, indipendente e aggressiva spaventa tutti, destra e sinistra (evidentemente perché si ha qualcosa da nascondere o si dicono un sacco di balle e non si vuole essere smascherati da giornalisti che siano in grado di farlo..).

E' così che la “telebasura”, la tv spazzatura che in Spagna sta venendo prontamente sostituita dopo la coraggiosa riforma televisiva di Zapatero,[1,2] in Italia resta e anzi aumenta di anno in anno, basta elencare qualcuno dei programmi che circolano al momento: sulla Rai abbiamo L'isola dei famosi e immancabili quiz vari, sulla Mediaset quella chicca che è “Pupe e Secchioni”, Reality Circus, la De Filippi che guida la classifica con Amici e C'è posta per te. Hanno tutti paura della cultura, di qualcosa che insegni alla gente cose utili e interessanti, e soprattutto che abitui la genter a ragionare con la propria intelligenza; la Rai ha inserito due documentari di RaiEdu rispettivamente alle 2 di notte su RaiUno e alle 23.40 su raiTre! Per fortuna Report costituisce un eccezione.

E' ampiamente constatato che non possiamo aspettarci nulla dall'alto, dobbiamo essere noi a fare richieste; mi meraviglio che tra milioni di Italiani siano pochi quelli che si lamentano e provano a fare qualcosa per migliorare questo servizio che, ricordo, è di tutti e non è gratuito. E non voglio credere che la maggioranza di chi paga il canone sia contento di ricevere in cambio programmi di quel livello.
Qualche mese fa si è conclusa una importante proposta di legge popolare [3] per proporre una riforma che liberi la tv pubblica dalla morsa dei partiti e dalla politica, e non si è riusciti a raggiungere le 50.000 firme,[4] a fronte di una popolazione nazionale di oltre 50milioni di persone. Il testo di legge è stato comunque depositato al parlamento, e forse sarebbe il caso di sollecitare il Ministro Gentiloni a prenderla in considerazione, magari con una veloce email.[5] Bastano poche righe.
Non è possibile pagare per guardare programmi demenziali in prima serata e qualcosa di decente alle 2 di notte, il tutto condito continuamente da pubblicità e interruzioni, senza che nessuno si lamenti ed esiga un minimo rispetto.

La televisione pubblica (questo è un discorso non solo italiano) oggi ha un urgente bisogno di liberarsi da due poteri, politico ed economico, che irrimediabilmente ne compromettono l'affidabilità. Finché ci saranno migliaia di imprese che pagheranno milioni di euro per trasmettere le proprie pubblicità, non ci sarà mai spazio per chi voglia mettere in discussione la bontà di un determinato prodotto, o addirittura dell'intero sistema economico su cui reggono le nostre società. Troveremo raramente un ingegnere che parla di un nuovo modo di costruire auto per risparmiare carburante, perché ci sarà sempre la minaccia di ritirare le pubblicità da parte di aziende come le compagine petrolifere. Non troveremo mai una persona come Beppe Grillo che parla di energie alternative attuabili subito, e rompe le scatole un po' a tutti e sopratutto alle imprese italiane.
Non troveremo mai un medico che ci illustra gli studi scientifici degli ultimi decenni che mostrano come il consumo di prodotti animali sia direttamente legato all'incidenza delle più diffuse malattie croniche, basta contare il numero impressionante di prodotti animali pubblicizzati.
I dirigenti di aziende televisive, come Confalonieri per Mediaset, nelle interviste parlano di introiti pubblicitari e accordi con le imprese, mentre i contenuti e la qualità del servizio sembrano non esistere: l'importante è aumentare gli introiti pubblicitari. L'informazione non è un servizio, è un imrpesa e il suo scopo è massimizzare i profitti, come l'economia ci insegna.

Avere informazioni chiare e basate sui fatti è possibile solo in quei media che non sono legati a vincoli commerciali o politici, e che ovviamente vogliono impegnarsi a fare vera informazione.

Ottenere questo dovrebbe essere il primo obiettivo di tutte le persone, gruppi e associazioni impegnate per il progresso civile, qualsiasi sia il campo in cui lavorano: ecologismo, animalismo, pacifismo, politica, diritti umani, etc.
Non propongo ovviamente di lasciar perdere questi ambiti e concentrarsi tutti su una riforma globale del sistema informativo. Dico però che tutti questi gruppi dovrebbero prendere coscienza del problema, discuterne, e riservare almeno una piccola parte del proprio tempo a battersi per un cambiamento in questo settore. Il perché voglio chiarirlo con un esempio.
In uno studio sui mass media, FAIR,[6] un gruppo americano per il controllo dell'informazione, ha esaminato tutte le interviste sulla guerra in Iraq (quando ancora se ne discuteva negli USA) trasmesse sui 4 principali notiziari: CBS evening news, NBC nightly news, ABC evening news e NewsHour. In due settimane, su 400 interviste soltanto 3 esprimevano un parere contrario alla guerra. 3 su 400.[7] Chi diceva che gli Stati Uniti vantano la stampa più libera e democratica?

E' chiaro che un sistema informativo nelle mani di questi poteri danneggia tutti i gruppi che si impegnano per il progresso civile e la pace, ed è necessario agire.

Ho iniziato a cercare alcune delle radio e tv indipendenti disponibili in rete, in lingua italiana e inglese (DemocracyNow è tra le più interessanti secondo me). Non sono certo tutte, vi invito dunque a fare le vostre segnalazioni in modo da avere a disposizione una serie di strumenti e risorse utili, e sopratutto più libere. Mi occuperò di tenere aggiornata la lista arricchendola di volta in volta.
Ovviamente anche su questi siti vanno sempre verificate le fonti e la veridicità di ciò che si legge o si scrive. La regola vale sempre.

In Italiano:
http://www.arcoiris.tv
http://italy.indymedia.org

In inglese:
http://www.democracynow.org/static/IMIATOW.shtml
http://www.alternativeradio.org/
http://www.indymedia.org/it/index.shtml
http://www.zmag.org/newvideos.htm

Note

[1] http://www.perunaltratv.it/index.php?id=10,29,0,0,1,0
[2] http://www.articolo21.info/notizia.php?id=2822
[3] Articolo 71, http://www.quirinale.it/costituzione/costituzione.htm
[4] http://www.perunaltratv.it/
[5]http://www.comunicazioni.it/it/index.php?Mn1=1
[6]http://www.fair.org/index.php
[7]http://www.democracynow.org/static/IMIATOW.shtml

sabato 30 settembre 2006

Incontrare il mondo...in una bandiera

Oggi viviamo un paradosso (anzi, uno dei tanti...): abbiamo a disposizione una quantità pressocchè illimitata di informazioni, dati e opinioni, ma ci sfugge quasi sempre una visione globale dei fenomeni. Mettere insieme fatti solo apparentemente locali, intrecciare le singole dinamiche per avere il quadro complessivo è un lavoro più difficile, che richiede più tempo, memoria e attenzione.
Questa operazione in un mondo normale dovrebbe essere svolta da chi si occupa di informazione, che non dovrebbe limitarsi ad inondarci di discorsi, o peggio, di opinioni di dubbia affidabilità.
Oggi dopo aver visto qualsiasi telegiornale, Rai o Mediaset che sia, conoscerete le dichiarazioni e le idee dei politici appartenenti ai maggiori partiti italiani, al governo o alle istituzioni, saprete in che modo gli italiani stanno affrontando il “grande caldo” o il “grande freddo”, a seconda delle stagioni, i retroscena della cronaca rosa, nera, bianca e così via, gli ultimi gossip sul famoso di turno, e altri argomenti più o meno interessanti.
Se vi fermate a riflette però vi renderete conto che vi sta sfuggendo il contenuto della legge o del provvedimento su cui avete ascoltato le dichiarazioni di tutti i politici, saprete nulla o poco delle cause del pericoloso cambiamento climatico sulla terra, delle responsabilità e sulle cause umane, e sulle soluzioni possibili. Come amo ripetere spesso (non è mai abbastanza...), l'informazione utile va cercata, difficilmente qualcuno ce la preconfezionerà.

Qualcuno ha deciso di unire l'immediatezza comunicativa delle immagini alla più lenta ricerca di dati.
Icaro Doria è un brasiliano che ha trovato un modo tanto originale quanto efficace di “far conoscere il mondo”, (Meet the world) sfruttando la consistenza delle diverse aree rappresentate dai colori delle bandiere degli stati. Infatti utilizzando le bandiere di alcuni paesi del mondo e alcuni dati rilevanti frutto di ricerce personali su siti come quello di Amnesty International e delle Nazioni Unite, il giovane artista ha prodotto una galleria di 8 bandiere ( Stati Uniti, Unione Europea, Somalia, Burkina, Brasile, Colombia, Angola, Cina, ) che illustrano in modo grafico e originale diversi problemi, dalle diverse opinioni dei cittadini statunitensi sulla guerra in Iraq ai dati sulla violenza contro le donne in Africa e le malattie che flagellano l'Angola. Anche se non proprio recente, a me l'iniziativa è piaciuta molto e ho deciso di proporla; se avete apprezzato anche voi l'idea diffondete liberamente questo articolo (e lasciate un commento indicandomi dove l'avete inserito). Inserisco un paio di bandiere qui sul blog, mentre le rimanenti le trovate all'indirizzo dell'autore. Buona visione, e buona riflessione... 

Icaro Doria, Meet the World


domenica 24 settembre 2006

Un indovino mi disse - Tiziano Terzani

Dopo la prevista sospensione estiva e le impreviste difficoltà "logistiche" (di connessione) durante il mese di settembre, il nostro blog riprende la sua attività. Ci sono molte novità nella nostra piccola Italia e soprattutto nel mondo, e cercheremo di commentarle e analizzarle con la consueta attenzione per i fatti e con una visione il più completa possibile. Seguiteci e soprattutto partecipate attivamente commentando i nostri articoli, diffondendoli ovunque vogliate nel rispetto delle regole (vedi le regole di copyright) e criticandoci quando volete, ci contiamo! Ho deciso di riprendere l'attività proponendo la recensione di un libro, che spero possa cambiare il vostro modo di intendere il mondo e il viaggio. Grazie a tutti

***

Vi confesso che da tempo non provavo tanto piacere nel leggere, ed ero proprio alla ricerca di qualcosa che mi distraesse dal mio solito genere di letture quando mia madre, che approfitto per ringraziare, mi ha consigliato questo libro.
“Un indovino mi disse” è un libro davvero insolito, piacevolissimo. Descrive l'avventura dell'autore, Tiziano Terzani, giornalista e scrittore fiorentino scomparso nel 2004 e che, un po' per lavoro, un po' per passione, ha amato girare il mondo, specialmente le regioni dell'Asia orientale in cui è vissuto per vari decenni. Ci racconta di importanti avvenimenti storici che hanno interessato quelle zone negli ultimi decenni, di guerre e accordi di pace, di uomini politici e militari potentissimi che hanno determinato le sorti di interi popoli, e con cui ha avuto l'opportunità, in veste di cronista, di parlare. Il modo in cui ci rende protagonisti delle sue avventure è però molto coinvolgente, e molto distante dalla noiosa pacatezza di un classico libro di storia.
Il particolare titolo del libro introduce subito la scintilla che ha dato vita a tutto ciò, portando Terzani a vivere forse l'anno più interessante della sua vita e a fargli acquistare una prospettiva completamente nuova. Nel 1976, mentre si trovava per le strade di Hong Kong, un vecchio indovino cinese gli disse: “Attenzione! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare. Non volare mai!”. Terzani, pur sempre occidentale, era piuttosto scettico riguardo le profezie, ma ha infine deciso di seguire il consiglio del vecchio, rinunciando agli spostamenti aerei per tredici mesi; una decisione che ha reso il suo mestiere di giornalista una impegnativa sfida completamente nuova e originale, ma che gli ha permesso di venire a contatto con una realtà impossibile da notare spostandosi da un moderno aeroporto all'altro. E' così che nasce il racconto di questo incredibile periodo in cui l'autore viaggia per tutta l'Asia, dalla Thailandia dove vive al Vietnam, da Singapore “Un'isola ad aria condizionata”, alla Birmania, in treni sovraffollati e per stazioni piene di un'umanità povera e ai più sconosciuta, in auto sgangherate e su navi da carico. Alla ricerca di storie, di umanità vissuta e di...indovini: cartomanti, monaci astrologhi, sensitive. L'autore si diverte in questa ricerca, combattuto tra scetticismo e curiosità, che lo porterà ad avvicinarsi a questa cultura tradizionale impossibile da ignorare e che pervade profondamente ogni strada dell'Asia, spesso influenzando decisioni politiche, di lavoro o d'amore. Si ritroverà infine a scoprire la meditazione seguito da un curioso maestro, americano ex agente della Cia.

Leggendo questo libro capiremo perchè noi occidentali stiamo guardando con l'occhio sbagliato allo sviluppo impressionante della Cina, dedicando pagine e pagine di informazione a questo miracolo economico e ignorando tutte le altre conseguenze. Da occidentale vissuto in Cina per anni e profondo conoscitore dell'Asia, Terzani ci aiuterà a scoprire un punto di vista diverso per cui dietro questo cambiamento, troppo rapido, si cela un'immensa cultura che sta scomparendo, vittima della ottusa corsa alla modernità e alla ricchezza. I vecchi valori della civiltà cinese sostituiti nel giro di una generazione da un nuovo dio, il denaro. Capire in che modo si sta sviluppando la Cina è forse l'insegnamento maggiore che questo libro, quasi indirettamente, ci lascia, e che ci riguarda tutti. Un passaggio mi è particolarmente piaciuto, e voglio proporverlo:

“Il Tibet, per proteggere la propria spiritualità, ha impedito per secoli s chiunque di varcare i suoi confini ed è così che ha mantenuto la sua specialissima aura. Lì, a rompere l'incanto è stata l'invasione cinese: anche quella avventura, ovviamente, in nome dello sviluppo. Una delle notizie più sconcertanti che ho letto di recente è che i cinesi, per facilitare l'accesso ai turisti, hanno deciso di “modernizzare” l'illuminazione del Potala, palazzo-tempio del Dalai Lama, e ci hanno introdotto il neon. Non l'hanno certo fatto a caso: il neon uccide tutto, anche gli dei. E con loro muore sempre di più anche l'identità dei tibetani. Il grande scrittore giapponese Tanizaki, in uno dei brani più commoventi sulla scomparsa del vecchio Giappone, spazzato via dalla modernità, fa l'elogio dell'ombra che così tanto contribuiva a creare l'atmosfera e con ciò l'anima, delle vecchie case di legno e di carta.
La penombra del Potala, la cattedrale-residenza del Dalai Lama, aveva la stessa funzione: bisognava entrare nei recessi di quello straordinario palazzo al buio, e solo lentamente scoprire, nella luce tremolante delle lampade al burro, le smorfie delle ogre e i sorrisi benevoli del Buddha. Il neon ora impedisce ogni scoperta, tarpa le ali a chi voglia ancora abbandonarsi ai voli dello spirito.”

In conclusione il suo è un affascinante libro d'avventura, un coinvolgente diario di viaggio condito da tanti spunti autobiografici, una descrizione accurata di quelle regioni e una documentata e attualissima visione di un mondo che cambia ciecamente, senza riflettere su ciò che sta perdendo, con tutte le sue contraddizione e i suoi problemi. E un invito a viaggiare con un occhio completamente diverso dal solito.

ISBN 88-502-0613-5
Editore: TEA Tascabili degli editori associati
Pubblicazione: 1995
Collana: Saggistica
Costo: € 8,00
Pagine: 429

lunedì 21 agosto 2006

Uno spunto di riflessione

Prima di passare all'articolo, una breve nota di redazione.

Tranquilli, non siamo spariti, e il blog resta qui dov'è. Semplicemete siamo in vacanza, come avete potuto constatare nei giorni scorsi, non assicuriamo un "servizio" regolare, dipende come sempre da impegni, relax ed ispirazione! Un po' di tregua per ricaricarsi e tornare con nuovi articoli (ci auguriamo anche interessanti) non guasta mai. Insomma, continuate a seguirci per avere un punto di vista diverso e un po' più approfondito su quello che succede in Italia e nel mondo. Un compito tutt'altro che facile, ma che cerchiamo di portare avanti. Grazie.

***


Il "berlusconismo" sociale degli ultimi 30 anni ha cambiato il volto del nostro paese in modo così determinante che oggi tornare indietro e riprendere la strada del progresso sembra a tratti una missione impossibile.

Capita così, che la giustizia sportiva che doveva restituire dignità allo sport più amato dagli italiani viene condizionata palesemente dalla classe politica-dirigenziale. E quasi contemporaneamente ci vediamo decretare dal nostro parlamento la riforma sull'indulto, che facendosi dipindegere come apologeta di clemenza e misericordia, altro non fa che celare l'illegalità che regna sovrana anche in un luogo sacro come il Quirinale.

Ben 25 politici condannati, altri prescritti oppure salvati da pseudo leggi ad hoc. Se questa è la situzione, se questo è il sistema "mafia" che decide delle nostre vite siam messi non male, malissimo. Talmente male, che nonostate il 9 e il 10 aprile abbiam impresso una svolta importante al nostro paese, scaricando su berlusconi parte delle nostre insoddisfazioni economiche, siam qui a discutere di un governo amico, di sinistra, più vicino ai nostri ideali democratici di quanto lo sia stato il precedente, ma tremendamente insoddisfacente e inconcludente visti i primi mesi di attività.

Prodi è un puntino piccolino piccolino. Per ora, in questo mondo, senza favoritucci e compromessi non vai da nessuna parte. Basta un ministro che si dimette e tutto salta, premier e governo.
Elezioni anticipate.
Bellachioma messo a nuovo.

E' il sistema. E' Berlusconi. Sembra strano, ma alla fine lui c'è sempre. E' dappertutto e da nessuna parte. Lo vedi poco in tv, ma intanto il suo milan, non si sa come, riamane totalmente illeso da calciopoli. Lo vedi poco in parlamento, ma per fortuna c'è Mastella con l'indulto pronto per l'uso.
Non si sa come, ma siamo l'unico paese al mondo che uno così ce l'ha sempre in mezzo ai piedi.

E se ne combina una delle sue, ecco che Fede ne prende le difese, inorgoglito come sempre metterà in bella vista le sue foto più belle..Come lui non c'è nessuno..Solo lui poteva far diventare la protesta dei taxisti, la voce del popolo...
Solo i suoi colleghi di studio aperto potevano riportare Beppe Grillo
che bacchetta Prodi, dopo tutte le volte che è stato censurato...

A volta mi chiedo se in fondo siamo mafiosi dentro noi italiani, furbetti fin dal principio. Preferiamo le scorciatoie dell'illegalità, le tangenti ai partiti, gli arbitri di calcio rinchiusi e umiliati negli spogliatoi, e ancora i tg corrotti, le imprese che falliscono. E poi quando all'estero ci denigrano o ci descrivono per quelli che siamo, ecco che allora venati di patriottismo prendiamo a spadatratta le difese di Materazzi. E' una vergogna ! Cosa? Essere razzisti o dare una testata?
Questione di opinioni..

Senza rispetto e dignità per le istituzioni, le università italiane han perso ormai quell'appeal culturale e storico che le ha contraddistinte a lungo.
Con sempre meno ingegneri e matematici siamo in coda all'europa, con una "ricerca" che è hai minimi storici.

E se la sinistra creò l'abbozzo (il progamma di 300 pagine) di un progetto di rinascita, esso è destinato a rimaner tale fin quando a cambiare non sarà quella mentalità mafiosa che, come il cancro, persiste nei ranghi del nostro paese da ormai troppi lunghi misarabili anni.

lunedì 31 luglio 2006

I furbetti dell'indultino

“Questa minaccia [della sinistra comunista, Nda], che incombeva in modo drammatico nel 1994 può riemergere più forte ancora oggi qualora, se alle elezioni politiche del 2006 la sinistra conquistasse il potere statale dopo aver conquistato quello regionale: ci troveremmo allora di fronte al rischio di un futuro illiberale e autoritario” (Silvio Berlusconi, luglio 2005)[1]
Cos'ha da temere Berlusconi da questa sinistra? Poco e niente, ma in realtà sappiamo che non ha mai dovuto temere nulla. Il suo impero aziendale non è stato mai messo in pericolo dagli ultimi governi dei ”comunisti” (ma voi ci credete ancora a questa storia?), che anzi è stato aiutato a crescere, tra un inciucio e un dibattito tv. La sua è la fissazione di un povero (per modo di dire...) uomo, e soprattutto un ottimo stratagemma propagandistico, un ritornello che suona ridicolo ma che lui e la sua combriccola ripetono ossessivamente da quando il "partito delle libertà" è sceso in campo.
Cos'è successo ancora nel paese dei Balocchi? In questi giorni il Parlamento Italiano, l'organo che ci dovrebbe rappresentare, ha votato a grande maggioranza (alla Camera 460 sì, 94 no e 18 astenuti,[2] al Senato 245 favorevoli, 56 contrari[3]) il disegno di legge sull'Indulto[4], che prevede la riduzione della pena per 3 anni, applicabile ad una serie di reati e che ne esclude, giustamente, altri considerati dal legislatore più gravi, come i reati di terrorismo, strage, banda armata, prostituzione minorile, produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, etc. Il testo della legge è disponibile a questo indirizzo, è molto breve ed è costituita da un unico articolo.[5]

Il provvedimento è stato sbandierato ufficialmente come una soluzione al problema del sovraffollamento delle carceri (per la serie “dacci oggi la nostra buona azione quotidiana”...); in realtà la favola del parlamento caritatevole non se l'è bevuta nessuno, e infatti si è subito scoperto un'incredibile retroscena.
Il ministro Antonio Di Pietro ha poi immediatamente denunciato la disdicevole ma volontaria "dimenticanza" da parte di chi ha presentato la legge, e cioè il collega Mastella, ahi-noi ministro della Giustizia. Secondo il testo, l'indulto infatti si applica anche a reati contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato, abuso, etc.), reati finanziari (falso in bilancio, frode fiscale, appropriamento indebito, aggiotaggio, etc.) e societari (fallimento etc.).

Certo, chi conosce il nostro parlamento, i nostri partiti e i deputati che ci rappresentano non si scomporrà più di tanto. L'Italia, si sa, è sempre prima nelle classifiche negative, e nel campo della giustizia non facciamo eccezione; nel nostro parlamento siedono 25 condannati definitivi, 10 prescritti, 8 condannati in primo grado, 17 imputati in primo grado, 19 indagati, 1 imputato in udienza preliminare, 1 prosciolto per immunità parlamentare, 1 colpevole assolto per legge. La documentazione dettagliata relativa alla situazione giudiziaria di chi ci rappresenta è stata raccolta da Marco Travaglio e Peter Gomez nel loro ultimo libro, “Onorevoli Wanted”.[6] Ora risulta quindi tutto più chiaro, capiamo perchè i partiti, ad eccezione di Italia dei Valori, Lega Nord e parte di Alleanza Nazionale, abbiano votato per questa vergognosa proposta di legge. Possiamo capirlo certo, ma personalmente non posso affatto condividere che questa situzione continui a restare sconosciuta e impunita. Se i furfanti continuano a farsi le leggi è finita.
E' indicativo che sia stato il solo Di Pietro a protestare vivamente e scendere in piazza, scrivendo lettere inascoltate ai colleghi del governo, o pubblicando sul suo blog l'elenco dei votanti a favore.[7] Bertinotti ha definito questa scelta “deplorevole”, forse non sa che le liste dei votanti sono pubbliche e accessibili a tutti, si trovano sul sito della Camera. Caro Fausto, la poltrona ti ha dato alla testa, o forse anche Rifondazione ha i suoi pregiudicati nell'armadio? Enrico Buemi, Rosa nel pugno, relatore del provvedimento, ha detto in un'intervista: “Di Pietro è ministro di un governo che noi sosteniamo e ci accusa di essere collusi con la mafia, oltre che di favorire i corrotti... Ma come si fa?”. Caro Buemi, regalare 3 anni di pena in meno non significa forse favorire i corrotti?

Un plauso personale va a Di Pietro sia per l'opposizione che ha mantenuto sia per l'utilizzo che fa, già da tempo, di internet tramite il suo ottimo blog. Qualche giorno fa chiedeva consiglio ai suoi lettori sulla scelta di dimettersi o no. Il mio invito è a restare e lavorare al suo ministero, e continuare a combattere per cercare di cambiare le cose, dall'interno. Perlomeno avremo un ministero che lavora in modo serio e trasparente[8], nei limiti delle sue possibilità, (vedi caso Anas) il che è una rarità a cui non sarebbe giusto rinunciare.

Si parla di migliorare l'Italia, abbiamo votato un programma di governo che si chiama “Per il bene dell'Italia”, e non “Per il bene di chi corrompe”. Non si potrà mai migliorare nulla se prima non ci si dà una regola semplice, elementare e che qualsiasi paese civile dovrebbe far propria: chi ha problemi con la giustizia non deve sedere in parlamento. Tutto il resto viene dopo.

Il grande Travaglio ha fatto una bella osservazione, con cui vorrei concludere: “il nostro Parlamento ha una lunga tradizione che lo porta a negare regolarmente l’autorizzazione all’arresto dei suoi membri, di qualunque reato siano accusati e qualunque faccia portino. È come i conventi del Medioevo, dove i furfanti si rifugiavano sicuri dell’intoccabilità.”

Note

[1] http://www.repubblica.it/2005/g/sezioni/politica/nuovacdl3/nuovacdl3/nuovacdl3.html
[2] http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/politica/indulto-di-pietro/mastella-camera/mastella-camera.html?ref=hpsez
[3] http://www.repubblica.it/2006/07/sezioni/politica/indulto2/senato-approva/senato-approva.html
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Indulto
[5] http://www.cittadinolex.kataweb.it/article_view.jsp?idArt=43715&idCat=120
[6] http://www.marcotravaglio.it/libri/onorevoliwanted.htm
[7] http://www.antoniodipietro.com/2006/07/chi_ha_votato_a_favore_dellind/index.html
[8] http://www.antoniodipietro.com/2006/07/ministeri_trasparenti.html